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Volare con l'anima

Claustrofobia.

29 Giugno 2016, 16:28pm

Pubblicato da marcellanicolosi

La claustrofobia è la paura dello spazio chiuso.


Una delle più note e diffuse fobie è proprio questa.

Si scatena a causa di una brutta esperienza, come restare bloccati in uno spazio chiuso, dopo aver ascoltato racconti di persone a cui sia successo qualcosa di simile, se si vive una situazione esistenziale, professionale o affettiva che sembra essere senza via d’uscita, se si è sottoposti da tempo a pressioni, aspettative, richieste a cui non ci si può sottrarre o non si può reagire, se si conduce una vita diversa da quella voluta, ma non si è ancora in grado di cambiare.

Chi ne soffre di solito evita ascensori, metropolitane, tunnel, case piccole, porte girevoli e persino apparecchi diagnostici come quelli per la TAC.

 

Una precisazione va fatta : i claustrofobici non hanno paura dello spazio chiuso, ma delle possibili conseguenze negative derivanti dal fatto di trovarsi in quel luogo, come restare chiusi per sempre o morire soffocati, a causa della carenza di aria, e la poca libertà di movimenti che fa sentire molto vulnerabili.


I sintomi della claustrofobia sono sensazione di soffocamento, capogiri, attacchi di panico (link : http://marcellanicolosi.over-blog.it/article-agorafobia-e-attacchi-di-panico-122886666.html ), sensazione di morire, secchezza delle fauci, palpitazioni, rossore, sudorazione fredda, nausea, vertigini, polso rapido, malessere, vampate di calore, spesso iperventilazione. Questi disturbi possono portare a spasmi muscolari e formicolio, soprattutto su viso e mani.

 

Esistono alcuni indizi comportamentali che permettono di riconoscere un claustrofobico : questo, infatti, entrando in una stanza, controlla dove sono le uscite e preferisce stare vicino alle porte o alle finestre verificando che siano aperte o apribili, evita di guidare o entrare in una vettura durante l’ora di picco del traffico, evita di usare l’ascensore preferendo le scale, anche se deve recarsi in un piano elevato,  durante una festa affollata sceglie di restare vicino alle uscite.

 

La trappola di questa fobia è che resta sommersa ed il claustrofobico trova sempre delle scuse per spiegare le rinunce e gli strani comportamenti in presenza di luoghi chiusi, e preferisce assumere farmaci quando ne sente la necessità, spesso senza il controllo di un medico, piuttosto che ammettere di avere un problema. Questo atteggiamento non fa altro che far diventare “normale” un comportamento “anomalo”, lo rende un’ abitudine di vita e cronicizza il problema.

Il primo passo per uscire da questa trappola è dunque rendersi conto che esiste un problema di cui non bisogna vergognarsi.

In seguito è necessario riprendere la consapevolezza del proprio corpo per riconoscerlo come un luogo sicuro e riportare su carta i sogni, che, spesso, svelano i problemi inconsci che hanno scatenato la fobia. A questo punto è importante modificare gradualmente le proprie abitudini, senza forzature, ma con costanza.

    
Se non si riesce ad agire da soli o nei casi di claustrofobia grave è sempre possibile farsi aiutare da medici specializzati che useranno psicoterapia, tecniche di rilassamento e visualizzazione, terapia cognitiva comportamentale e in alcuni casi antidepressivi o ansiolitici.

La claustrofobia è considerata in antitesi all’agorafobia (link : http://marcellanicolosi.over-blog.it/article-agorafobia-e-attacchi-di-panico-122886666.html ) perché provoca sintomi generali simili, ma in presenza di condizioni opposte.

 

Claustrofobia.
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